speranza

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mercoledì 2 maggio 2007

TERAPIA POST-RIANIMAZIONE


Nella fase precoce del periodo post-rianimazione, la terapia ha come obiettivi la correzione dei fattori che mettono a rischio la funzione cardiovascolare e le misure standard atte ad assicurare un'ossigenazione e circolazione cerebrale ottimali. La volemia va normalizzata e la pressione arteriosa media deve essere normale o poco al di sopra dei valori normali. L'ematocrito, la glicemia e gli elettroliti vanno tenuti sotto controllo e la temperatura corporea deve essere mantenuta su valori normali, al fine di ridurre al minimo le richieste metaboliche. La PaO2 arteriosa va mantenuta a livelli normali (80-100 mm Hg). Dopo un arresto cardiaco, le dinamiche del flusso ematico sistemico e del volume intravascolare possono non essere chiare; in tal caso, può essere necessario il monitoraggio della pressione venosa centrale. Dopo un IMA, può essere necessaria l'inserzione di un catetere in arteria polmonare, per misurare la gittata cardiaca, la pressione capillare polmonare ("wedge") e la saturazione di O2 del sangue venoso misto, parametri necessari per stabilire il dosaggio ottimale dei farmaci.
La FV o la TV senza polso possono recidivare nel periodo post-rianimazione. La lidocaina (1-1,5 mg/kg EV in infusione rapida) deve essere somministrata di routine dopo la cardioversione di una TV o di una FV, anche quando non è stata utilizzata nelle prime fasi della rianimazione. Se sono stati usati la procainamide o il bretilio, tali farmaci possono essere somministrati mediante infusione continua.
Eventuali tachicardie sopraventricolari rapide nel periodo post-rianimazione vanno monitorate ma non trattate, se il paziente è per altri versi stabile (normoteso). Le aritmie sono frequentemente dovute agli elevati livelli di catecolamine (sia endogene che esogene) associate con l'arresto cardiaco e le manovre rianimatorie.
In presenza di una bassa gittata dopo ischemia miocardica, può essere indicata la somministrazione di farmaci vasoattivi; gli inotropi aumentano direttamente la contrattilità miocardica. La terapia con dobutamina (500 mg in 250 ml di soluzione glucosata al 5%; 2 mg/ml) si incomincia alla velocità di 2-5 mg/kg/min. In alternativa, vengono somministrati l'amrinone o il milrinone (dose iniziale: 0,75 mg/kg nell'arco di 2-3 min, utilizzando una soluzione di 500 mg in 250 ml di soluzione fisiologica, cioè 2 mg/ml); al bolo iniziale si fa seguire un'infusione continua alla velocità di 5-10 mg/kg/min.
Il nitroprussiato di sodio (50 mg in 100 ml di soluzione glucosata al 5%, cioè 500 mg/ml), in sistemi per infusioni endovenose avvolti da fogli di alluminio per proteggerlo dall'esposizione alla luce, va inizialmente somministrato alla velocità di 0,25-0,3 mg/kg/min fino a una velocità massima di 10 mg/kg/min, a seconda delle condizione cliniche ed emodinamiche; è un vasodilatatore venoso e arterioso, che agisce dunque sul precarico e sul postcarico e può ridurre la congestione polmonare e aumentare la gittata cardiaca. La somministrazione di nitroglicerina EV (100 mg in 250 ml di soluzione glucosata al 5%, cioè 400 mg/ml) può risultare utile per ridurre il precarico, soprattutto nell'angina instabile in presenza di insufficienza cardiaca. L'uso ottimale di questi due farmaci implica un completo monitoraggio emodinamico a causa dei loro effetti emodinamici rapidi e significativi.

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